Ecco mormorar l'onde e tremolar le fronde a l'aura mattutina e gli arboscelli, e sovra i verdi rami i vaghi augelli cantar soavemente e rider l'oriente: ecco già l'alba appare e si specchia nel mare, e rasserena il cielo e le campagne imperla il dolce gelo e gli alti monti indora. O bella e vaga Aurora, l'aura è tua messaggera, e tu de l'aura ch'ogni arso cor ristaura.
Vecchio ed alato dio, nato col sole Ad un parto medesmo, e colle stelle; Che distruggi le cose e rinnovelle, Mentre per torte vie vole e rivole; Il mio cor, che languendo egro si duole, E de le cure sue spinose e felle Dopo mille argomenti una non svelle, Non ha, se non sei tu, chi piú 'l console. Tu ne sterpa i pensieri, e di giocondo Obblío spargi le piaghe: e tu disgombra La nebbia onde son pieni i regii chiostri. E tu la verità traggi dal fondo, Dov'è sommersa: e senza velo od ombra, Ignuda e bella a gli occhi altrui si mostri.
Os poemas estão no public domain. Construção do local © 2003 Éamon Mag Uidhir